“Quando curi una malattia puoi vincere o perdere. Quando ti prendi cura di una persona, vinci sempre”.
(Patch Adams)
Recentemente, ho iniziato a svolgere la mia professione, lo psicologo, a domicilio. La scelta di “lasciare” lo studio è stata dettata dal fatto di voler aiutare e “agevolare” tutte quelle persone che si trovano in situazioni invalidanti che non permettono di raggiungere autonomamente il mio studio. Rovesciando l’ordinaria prassi, ovvero lo psicologo che accoglie il proprio paziente, è quest’ultimo che accoglie lo psicologo nell’intimità del proprio spazio domestico. In quest’ottica, lo psicologo a domicilio non è soltanto colui che è disposto a “parlare con”, ma piuttosto a “fare con” (attività psico-riabilitative con i minori, uscite fuori casa insieme a persone con disabilità fisica o psichica, etc.); inoltre, è colui che utilizza con flessibilità e creatività i diversi e inattesi stimoli presenti nell’ambiente domestico.
A chi si rivolge
- persone con malattie oncologiche, degenerative o invalidanti;
- gravidanze a rischio, post partum complicati;
- minori con disturbi del comportamento (es.: DOP, ADHD) o dello sviluppo (es.: autismo);
- minori o adulti con disabilità;
- sintomi depressivi o ansiosi “invalidanti” (es.: attacchi di panico o pensieri ossessivi che rendono faticoso uscire di casa);
- terza età.
Caratteristiche – Setting
Il colloquio viene fissato tramite appuntamento telefonico, ha una durata di 50 minuti circa e potrà avvenire in una stanza, scelta dalla persona e che dovrà essere sempre la stessa tra un colloquio e l’altro. Inoltre, è importante che la stanza sia tutelata il più possibile ai confini della privacy; si suggerisce di silenziare i cellulari, di non rispondere al telefono fisso e al citofono e si chiede ai familiari e/o alle altre persone presenti in casa, di non interrompere la seduta.
I familiari
Garantire un supporto ai familiari, in alcuni casi, è importante per favorire un adattamento positivo alla famiglia stessa. È possibile, quindi, effettuare colloqui individuali con i familiari.
Centrale, in qualsiasi tipo di intervento, resta dare spazio alla sostanza dell’incontro relazionale, che si amplia in modo esponenziale e dà vita a diversi scenari, utili per il benessere psico-fisico del paziente.
Dott. Andrea Leone