Area Infanzia e Adolescenza

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Vale la pena che un bambino impari piangendo quello che può imparare ridendo?
(Gianni Rodari)

In quanto psicologo dell’età evolutiva, mi propongo di aiutare bambini e adolescenti che, per motivi diversi e in particolari fasi della crescita, necessitano di un aiuto concreto e professionale.

Immaginiamo, ad esempio, diversi scenari: 

  • Daniel, 8 anni, in seguito alla separazione conflittuale dei propri genitori, manifesta dei comportamenti scorretti a scuola, nei confronti delle insegnanti e dei propri compagni, spesso sfociando in azioni aggressive;
  • Rebecca, 10 anni, ritorna a dormire nel letto matrimoniale e manifesta difficoltà a relazionarsi con il gruppo dei pari, scarso appetito, difficoltà a dormire, esagerata paura nei confronti delle prestazioni scolastiche, sportive, ecc..;
  • Alberto, 15 anni, non frequenta la scuola perché denigrato, minacciato costantemente e qualche aggredito da un gruppo di ragazzi/e;
  • Chiara, 16 anni, discute frequentemente con i propri genitori, salta la scuola, scappa di casa, fuma marijuana, frequenta diversi ragazzi.

Queste ed altre molteplici sono le situazioni con cui, oggigiorno, genitori/insegnanti/educatori/allenatori sportivi/pediatri si scontrano costantemente e sono chiamati ad affrontare. Un bambino può essere consapevole del suo stare male ma spesso si può sentire inadeguato, cattivo, non all’altezza, andando ad alimentare i comportamenti che esprimono la sua sofferenza emotiva. Allo scopo di aiutare concretamente il bambino ed alleviare il senso di colpa/inadeguatezza di chi si prende cura di lui, una volta chiesta la consulenza, lo psicologo valuterà la situazione a partire da un colloquio con i familiari e da un’osservazione del bambino. Dopo un’attenta valutazione diagnostica della problematica presentata, il percorso proposto vedrà sicuramente coinvolte le figure genitoriali al fine di fortificare le competenze educative e la capacità di cogliere e comprendere i bisogni particolari del proprio bambino, e in taluni casi la scuola e gli educatori di riferimento. Il bambino durante le sedute, invece, troverà uno spazio sicuro ed accogliente per esprimere ed elaborare il suo disagio, trovando modalità alternative per affrontare le situazioni problematiche.

Nel caso di adolescenti, considerate le necessità di “autonomia” e “svincolo” dalle figure genitoriali, tipiche di questa età, il percorso di cura e sostegno sarà prevalentemente incentrato sul ragazzo.

Affinché bambini e ragazzi continuino a fidarsi dei propri genitori e imparino a credere in se stessi, è necessario che si sentano amati per quello che sono, valorizzati per le loro doti più che criticati per i difetti, compresi e rispettati nella propria individualità; allo stesso tempo, necessitano di percepire una “guida educativa” coerente e sicura, che sappia porre limiti e regole in maniera adeguata.

Dott. Andrea Leone

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